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Romano Ragazzi, genovese di nascita, vive e lavora a Milano dove ha completato gli studi presso il Liceo Artistico e l'Accademia di Brera.
Ha svolto attività di art-direction, e progettazione grafica presso le principali case editrici italiane.
La pittura è però al centro dell'attività e dei suoi interessi fin dagli anni '60.
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| Hanno scritto...
...come stendono questo colore come si riempono gli angoli come tagliano l’immagine...
Antonio Porta poeta gruppo ‘63
...anche l’alternarsi e il sovrapporsi solo apparentemente caotico di linguaggi "freddi" e "caldi" - la fotografia di origine mediale, la fotocopia, gli inchiostri, la matita, le vernici - testimoniano la volontà di giocare sempre sul piano dell'ambiguità, del non detto, dello scarto semantico e metodologico...
Alessandro Riva critico d’arte
...Ragazzi non muove dalla fotografia di un avvenimento di cronaca, egli individua, infatti, una immagine concettuale e simbolica, ritrovando il lembo di una complessa struttura visiva...
Lucia Miodini critico d’arte
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...in tutti i casi Ragazzi usa il pennello come una penna, ma la sua calligrafia non si esercita solo in una calibrata selezione di "lettering" ma, appunto, declina anche in altre sfere espressive la sua volontà/necessità di raccontare, di registrare.
Alberto Veca critico d'arte
Ragazzi si tiene lontano dalla calligrafia, lascia che i caratteri dell'alfabeto siano quasi solo segni grafici nella composizione del dipinto. E lo sguardo è catturato dal gioco di colore e d'equilibrio tra l'albero della pittura ed i suoi rami narrativi
Pia Capelli critico d’arte
... E in virtù di questa tensione interiore, Ragazzi continua a dipingere con la consapevolezza di non dover rappresentare nulla che non sia l’emozione pittorica in sé stessa, capace di captare nuovi intrighi di segni e di colori, rilanciando i propri modi espressivi verso nuove trasfigurazioni spaziali.
Claudio Cerritelli critico
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Come ogni interprete, con "Genealogico" Romano Ragazzi fa comparire qualche cosa di sè, la sua capacità di vedere e ascoltare la singolarità, ma soprattutto dell'altro, quel compagno di viaggio che gli affida per impressioni, visive ed emotive, la storia della sua famiglia.
Valeria Egidi Morpurgo psicoanalista
E i familiari? Ciascuno è sulla tela con le iniziali del nome, ma unito agli altri, per ascendenze e discendenze, dalla giusta trama dei fili.
Ariberto Segàla scrittore
... Tu, più acuto di questi artisti contemporanei che ho richiamato, racconti il reale che umano non è, il reale umanamente inesistente, ed è questo sentire che ti porta ad interrogarti sul limite del significante. Il “vero” è proprio quello; lo disegni e dipingi e lo avvicini ancor più proprio quando lo illustri tuffandoti nell’insignificante.
Fiorenzo Copertini artista
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